In principio fu l’Uccellina
Dal punto di vista geologico, il territorio del Parco è formato da due zone distinte: i monti dell’Uccellina e la pianura intorno all’ultimo tratto del fiume Ombrone.
I monti dell’Uccellina – in realtà una catena di colline parallela alla costa – nascono circa 5 milioni di anni fa in seguito al sollevamento dei fondali marini sotto la spinta del blocco sardo-corso. Quei fondali sono formati dai due tipi di rocce che oggi si incontrano sui sentieri del Parco: il “Verrucano” un conglomerato di colore arancio o rossastro costituito da frammenti di quarzo, feldspati e rocce scistose, tenuto insieme da un cemento siliceo-ferruginoso, che risale a circa 250 milioni di anni fa, e il più recente calcareo massiccio, di circa 25 milioni di anni fa.
Per moltissimo tempo i monti dell’Uccellina sono un’isola, ma intorno a 1,5 milioni di anni fa si saldano alla penisola italiana grazie ai sedimenti portati dai fiumi Bruna e Ombrone.
Qui comincia la storia della pianura.
La grande laguna
La Bruna e l’Ombrone sboccano in un golfo che corrisponde all’attuale pianura di Grosseto, sui cui fondali anno dopo anno continuano ad accumulare sedimenti. L’Ombrone, in particolare, che scende dai monti del Chianti e dalle Crete senesi, ne porta moltissimi: ancora oggi sono in media 18 milioni di tonnellate l’anno.
Così, fra 5000 e 6000 anni fa, il golfo si è già trasformato in una grandissima laguna salmastra, separata dal mare da una serie di barriere di sabbia accumulate dalle correnti marine e dal vento. Alcune aperture fra le barriere consentono lo scambio di acqua fra il mare e la laguna.
Il riempimento della laguna comincia ad accelerare in epoca etrusca, quando sulle sue rive vengono costruite le città di Vetulonia e Roselle. In quest’epoca comincia infatti il taglio dei boschi sui rilievi dell’interno, che accelera l’erosione. La colonizzazione del territorio richiede l’apertura di campi e pascoli. L’estrazione dei metalli dalle rocce delle vicine Colline Metallifere, custodi dei più grandi giacimenti del Mediterraneo, richiede grandissime quantità di legna da ardere. E la legna serve anche per riscaldare, cucinare e costruire. Il disboscamento diventa ancora più massiccio in età romana, quando la popolazione umana esplode e la regione è fra le più ricche e popolate d’Italia. Col passare del tempo, quindi, la barriera con il mare tende a chiudersi sempre di più, l’acqua da salmastra diventa sempre più dolce, la laguna comincia a trasformarsi in palude, e la pianura continua ad avanzare verso il mare. Il fenomeno rallenta dopo la caduta dell’impero romano e lo spopolamento della regione, quando nell’entroterra ricrescono i boschi, ma riprende dopo il Mille.
Più a nord, di fronte a Castiglione della Pescaia, si conserverà a lungo il lago di Castiglione, un’immensa palude parzialmente salmastra, mentre a sud comincia a formarsi la piana intorno all’ultimo tratto del corso dell’Ombrone, oggi nel territorio del Parco.
La formazione della pianura
L’avanzamento della linea di costa è particolarmente veloce fra il 1300 e il 1800, quando tocca anche i 10 metri all’anno. Questo è il periodo della cosiddetta “Piccola era glaciale”, caratterizzata da temperature più basse e piogge invernali più intense, ma coincide anche con i secoli del grande sviluppo del basso Medioevo, del Rinascimento e oltre. Più boschi vengono tagliati, e maggiore è l’intensità e la frequenza delle alluvioni, più rapida diventa l’erosione dei suoli, e maggiore trasporto di sedimenti solidi verso valle e verso il mare. Grazie alla datazione dei sedimenti, oggi sappiamo in quale epoca si è formato ogni punto della pianura che si estende oggi a nord della catena dell’Uccellina.
Nel corso dell’ultimo secolo l’avanzamento della pianura si è fermato perché l’arrivo di sedimenti è diminuito moltissimo. Nell’interno infatti i boschi stanno ricrescendo, e molti sbarramenti costruiti lungo i corsi d’acqua di sbarramenti fermano il trasporto dei sedimenti verso valle. Dal 1950 la foce dell’Ombrone ha addirittura cominciato a ritirarsi, erosa dalle onde e dalle correnti marne. Il grande tira e molla fra il fiume e il mare non è ancora finito.
COSA SAPERE
DOVE ANDARE