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Il Parco

La natura e la storia

L’alba della storia

Per quanto sono riusciti a scoprire gli archeologi, la più antica presenza umana nel territorio del Parco risale a qualcosa come 50.000 anni. Le sue tracce sono state trovate in una grotta alla base delle colline dell’Uccellina. L’umanità è quella di Neanderthal, e l’ambiente è freddo e secco, già popolato da cervi, caprioli e volpi, ma ancora percorso da buoi selvatici, iene e leoni delle caverne. Siamo in piena era glaciale e il mare è lontano, perché il livello è molto più basso rispetto a quello attuale. 

Quel mondo finisce intorno agli 11.000 anni fa, quando l’era glaciale finisce e il livello del mare si alza. Le colline dell’Uccellina sono coperte da un manto ininterrotto di lecci giganteschi che scende fino alla riva del mare. A nord si apre invece un grande golfo dalle acque basse che arriva a lambire la zona dove sorge l’attuale Grosseto.  

Il paesaggio resta così a lungo, fino al 3000-2300 a.C. circa, quando al posto di piccole bande di Homo sapiens cacciatori e raccoglitori arrivano in forze gli agricoltori, sbarcati nell’Italia meridionale dal Medio Oriente poco più di quattromila anni prima. Ma per creare campi coltivati e far pascolare gli animali domestici bisogna tagliare i boschi. Per procurarsi la legna per cucinare, scaldarsi, costruire abitazioni e recinti, e soprattutto produrre il carbone necessario per fondere i minerali ferrosi – qui vicino ci sono i più grandi giacimenti metalliferi del Mediterraneo – bisogna tagliare altri boschi, lasciarli ricrescere per quindici o vent’anni e poi tagliarli di nuovo. Nasce ora il sistema della ceduazione, che si basa sulla capacità del leccio di ricacciare nuovi fusti dalla base tagliata, e che durerà per millenni.

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