In questi giorni la magistratura di Grosseto è giunta alla definizione degli aspetti penali nei confronti di alcuni pescatori sorpresi dal Personale di Vigilanza del Parco della Maremma a pescare all’interno della foce del Fiume Ombrone, dove vige il divieto assoluto di pesca perché area di riserva integrale, sito d’importanza comunitaria e area particolarmente sensibile.
I fatti si riferiscono al 2017, quando quattro pescatori sono stati sorpresi in tempi diversi ad esercitare azioni di pesca nell’area di divieto. Ai pescatori sono stati immediatamente sequestrati gli attrezzi e contestata dai Guardiaparco la sanzione amministrativa pari a 1200 euro (prevista dalla legge regionale L.R.T. n. 30/2015).
Ora, a distanza di due anni, ai pescatori di frodo si sono aggiunte anche le condanne penali inflitte dai giudici competenti che li hanno condannati a pagare un’ammenda di 2500 euro, più le spese legali, come previsto dalla Legge nazionale (394/91).
Il fenomeno della pesca di frodo è infatti un reato penale ai sensi della Legge nazionale sulle aree protette e le conseguenze sono pesanti. Ma è anche un comportamento fortemente impattante per gli ambienti acquatici dell’area protetta e notevolmente irrispettoso nei confronti dei cittadini che condividono il principio di conservazione del patrimonio comune e ne pretendono il dovuto rispetto.
L’auspicio è che la lezione serva in futuro a scoraggiare eventuali pescatori di frodo da tornare all’interno del Parco, dove la pesca sportiva è permessa, ma seguendo determinate regole.