Passeggiata solitaria su un tracciato antichissimo, in un territorio pieno di fiori in primavera e di colori in autunno che conserva le tracce della sua lunga storia.
Il percorso si snoda in una zona del Parco fra la pianura e i boschi della vecchia riserva di caccia sulle colline che è stata sfruttata per secoli da agricoltori e pastori, e adesso si sta naturalizzando.
Si parte attraversando un grande uliveto piantato un centinaio di anni fa e ancora in uso, incorniciato da poggi boscosi. Dopo un cancello si passa in un uliveto abbandonato nel quale, fra cespugli ormai fittissimi, sta ricrescendo un nuovo bosco. Presto si giunge al muro in pietra che divideva un tempo la zona agricola dai boschi di querce della riserva di caccia. Qui si comincia a salire, fra il bosco e l’incolto, fino alla Piscina del Prete, uno stagno stagionale nel quale di notte si rotolano i cinghiali. L’ambiente è quello di un uliveto molto più antico, che i documenti raccontano sia stato anche un pascolo. Una volta c’era tanta gente che veniva a vivere e a lavorare in questi luoghi dall’inizio dell’autunno all’inizio dell’estate, quando non c’era la malaria. Erano contadini dell’Amiata, pastori transumanti dal Casentino, boscaioli e carbonai anche dalle Marche e dal Pistoiese, che vivevano in capanne. Il colle sulla sinistra, detto “Spaccasasso”, era invece frequentato già in epoca preistorica con una piccola miniera di cinabro, minerale dal quale si ricavava un colorante rosso per la pelle a base di mercurio. Questo territorio è insomma così solitario per la prima volta dai tempi della preistoria.
Dalla Piscina del Prete si comincia a scendere dolcemente, sempre fra antichi uliveti abbandonati, su quel che resta di una strada molto antica, probabilmente romana. Guardandosi intorno si nota il suolo eroso dal lungo sfruttamento per il pascolo, che nelle annate giuste esplode però in magnifiche fioriture primaverili di asfodeli. L’uliveto è ormai invaso dalle piante, con le loro fioriture, ed è utilizzato da cinghiali, daini, caprioli e istrici. Se sarà lasciato indisturbato abbastanza a lungo, tornerà un giorno a essere un bosco di lecci, come quello che si vede poco più su.
Continuando a scendere sembra ricominciare il bosco, ma si tratta in realtà di un impianto di sughere del secolo scorso. Di lì a poco si arriva alla pianura, e a un’agricoltura e un allevamento di pecore di oggi. L’avviso relativo ai cani pastore ci ricorda che qui è tornato il lupo. Da qui si può ritornare ad Alberese utilizzando un percorso che passa sull’altro lato del colle di Spaccasasso, che rende il percorso almeno parzialmente un anello, oppure si può proseguire in mountain bike, volendo fino a Talamone.
Costo itinerario
- Intero: € 5,00
- Ridotto: € 2,00 (dai 6 ai 14 anni)
- Gruppi con 20 persone minimo (studenti max 25 anni)
- La prenotazione ed il servizio guida sono obbligatori per i gruppi da 20 persone in poi
Il percorso è acquistabile sia online (minimo 24 ore prima della data prevista per l’escursione) sia al centro visite di Alberese.