Un’oasi per uccelli e birdwatcher
Il Parco della Maremma ha una densità particolarmente alta di animali, e poterli vedere è
uno dei regali più indimenticabili di una visita. I più abbondanti, sia per numero di individui sia per numero di specie (oltre 250) sono gli uccelli, che hanno l’ulteriore vantaggio di essere per la maggior parte diurni. Il problema è che non è così facile riconoscerli.
Gli uccelli sono molto più specializzati dei mammiferi, e sono quindi in genere legati ad ambienti specifici. La maggior parte sono anche migratori, e la loro presenza nel Parco dipende dunque dalla stagione. I boschi sulle colline dell’Uccellina sono ad esempio frequentati soprattutto d’inverno, quando sono ricchi di ghiande e bacche, e poco d’estate.
I luoghi migliori per il birdwatching sono comunque le aree umide nella parte nord, ai due lati dell’Ombrone.
A partire dalla metà di ottobre arrivano specie che vengono dal Nordeuropa, in genere legate all’acqua che lassù comincia a gelare: diverse anatre, ma soprattutto migliaia di oche selvatiche e gru.
In primavera e estate si incontrano invece soprattutto specie provenienti dall’Africa, che vengono qui per riprodursi e tendono a concentrarsi intorno alla foce dell’Ombrone per via della scarsità d’acqua nelle altre zone. Le rive fangose del fiume e dei canali della bonifica sono frequentate molti limicoli. Tra la vegetazione nidificano soprattutto piccoli passeriformi. Sulle scarpate lungo il fiume si aprono i nidi dei gruccioni. Su prati e ristagni d’acqua si possono incontrare aironi, garzette, fenicotteri, cavalieri d’Italia.
A caccia di tracce
Purtroppo non è facile vedere i mammiferi, perché hanno imparato che non c’è nulla di buono da aspettarsi dagli esseri umani, e per questo si tengono a distanza e si muovono soprattutto di notte.
Il modo più sicuro per accorgersi della loro presenza è comunque notarne le tracce, che sono abbondanti ovunque. I sentieri e la spiaggia sono pieni delle loro impronte, che non è difficile imparare a riconoscere. Con un po’ di attenzione, è facile notare anche i tanti viottolini che partono dal sentiero o dalla strada e si inoltrano nella macchia. In dialetto maremmano si chiamano “trottoi”, e sono i percorsi usati dagli animali, che di solito sono molto abitudinari.
I grossi buchi che ogni tanto si trovano, soprattutto ai piedi degli alberi o a fianco delle rocce, sono tane di volpe, di tasso o di istrice, mentre le grandi pozze d’acqua mista a fango sono gli “insogli” dei cinghiali.
Fra le altre tracce più comuni e più visibili degli animali ci sono le loro fatte (cioè, le loro “cacche”), spesso lasciate in bella vista sul sentiero per marcare il territorio. Per studiare i mammiferi i ricercatori usano soprattutto queste, dalle quali è possibile ricavare moltissime informazioni: quanti sono, cosa mangiano, fino al riconoscimento dei singoli individui grazie all’esame del DNA. Solo le fototrappole possono fare di meglio.
Dove e quando incontrare i mammiferi
Anche se sono attivi soprattutto all’alba e al tramonto, non è difficile incontrare gruppi di daini anche di giorno, nelle zone di transizione tra bosco e aree aperte della parte nella parte settentrionale del parco: nell’uliveto di Collelungo, a Vergheria, lungo gli itinerari in pineta, sulla spiaggia di Collelungo (ma in inverno) e sull’itinerario faunistico. Un’ottima occasione sono le visite guidate notturne, mentre lo spettacolo migliore lo offrono i maschi nella stagione degli amori, con bramiti e scontri, fra metà settembre e metà ottobre.
Gli orari del capriolo non solo molto diversi da quelli del daino, ma i due animali tendono a frequentare zone diverse. L’ambiente preferito del capriolo è il bosco ceduo, dove mangia i ricacci delle piante giovani, ma qui non è facile avvistarlo, anche se si sente spesso il suo caratteristico “abbaio”, che è un verso di allarme. In branco d’inverno, e da soli in primavera-estate, i caprioli si vedono più facilmente nelle zone agricole intorno alla pista ciclabile per Marina di Alberese, negli uliveti abbandonati lungo il sentiero medievale, nelle zone meridionali del parco e in quelle rocciose e scoscese verso il mare, dove domina la gariga, la vegetazione mediterranea di piccoli arbusti. Lo spettacolo migliore lo offrono i maschi nella stagione degli amori, con bramiti e scontri in luglio e agosto.
Le volpi sono visibili ovunque, perché vivono ovunque. Mangiano infatti qualsiasi cosa: topi, insetti, carogne, vegetali, larve di cicala e perfino i panini dei turisti. Da quando sono tornati i lupi, fanno anche le spazzine dei loro pasti. I luoghi dove l’avvistamento è più frequente sono naturalmente quelli aperti: i campi ai lati della pista ciclabile, la spiaggia, accanto al canale dello Scoglietto. Capita facilmente di incontrare volpi che si lasciano avvicinare anche a un metro di distanza, in pieno giorno, a Marina di Alberese. Si tratta però di un gruppo di volpi che si è abituata alla presenza dell’uomo, dal quale riceve cibo. Fotografatele, ma non gli date assolutamente del cibo, perché così perdono la capacità di cacciare e di insegnarlo ai piccoli, cosa che può condannarle alla morte nella stagione in cui non ci sono turisti. Soprattutto non vi avvicinate troppo e non le toccate, perché vi potrebbero anche mordere.
Anche il cinghiale si può trovare un po’ ovunque, perché anche lui come la volpe è un onnivoro opportunista. D’inverno è più difficile da vedere perché frequenta soprattutto il bosco, dove trova ghiande, olive, e vari tipi di bacche, oltre ai suoi cibi più ricchi di proteine suoi preferiti come lombrichi e larve di insetti. In giugno infatti è facile incontrarlo nella pineta granducale, che scava in modo forsennato per catturare le larve delle cicale, che risalgono dal loro rifugio invernale nel sottosuolo. La stagione migliore per avvistare i cinghiali è l’estate, quando tendono a stare nelle pinete ai margini dei campi coltivati, oppure vicino all’Ombrone dove sono in cerca di acqua. Da quando nel territorio del parco sono arrivati i lupi, i cinghiali si incontrano soprattutto in branco: così si difendono meglio.
Le lepri sono più comuni nelle zone agricole, quindi sul lato del Parco verso l’entroterra, anche se alcune frequentano le zone retrodunali, soprattutto quelle della spiaggia di Principina a mare, e la zona vicino a Bocca d’Ombrone (sentiero A7). Fra febbraio e tutta l’estate, può capitare di assistere agli spettacolari scontri tra maschi che insidiano la stessa femmina. Non capita invece mai di vedere una madre coi piccoli, che per prudenza se ne stanno fermi, nascosti, a una cinquantina di metri l’uno dall’altro.
Il lupo è tornato spontaneamente nel territorio del parco da alcuni anni, ma è molto difficile da vedere. Si tratta infatti di un animale particolarmente elusivo, che è attivo dal tramonto all’alba, e che dovendo sorprendere le sue prede, cambia continuamente i suoi percorsi. Piuttosto facile è invece incontrare le sue fatte. Le lascia volutamente in vista per marcare il territorio, spesso proprio sui sentieri che anche lui preferisce utilizzare per i suoi spostamenti, magari in corrispondenza di un incrocio, su una curva particolare o su una radice affiorante. Le fatte del lupo sono grandi, quasi nere e piene di peli, in genere di cinghiale o daino che sono le sue prede principali. Di notte può capitare di sentirne gli ululati.
Tassi e istrici sono abbondanti nel Parco, ma si muovono dalle tane solo di notte. Non ci sono luoghi o circostanze particolari in cui è più facile vederli: gli avvistamenti sono casuali, veri doni della fortuna. Difficilissimo è poi vedere faine e martore, e quasi impossibile vedere il gatto selvatico, anche se vive in tutto il Parco, come documentano le fototrappole.