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Monitoraggio nidificazione tartarughe marine

La costa toscana negli ultimi anni è divenuta sede di nidificazione o di tentativi di nidificazione da parte delle tartarughe appartenenti alla specie Caretta caretta ed il centro Tartanet , gestito dall’Ente Parco della Maremma, ha svolto un ruolo attivo per garantire a tutti gli effetti il successo di questi eventi.

✅La prima segnalazione della deposizione di tartarughe marine sulla costa toscana è avvenuta infatti nel 2013, quando nella spiaggia di Scarlino (Comune di Scarilno – GR) furono trovati degli hatchlings ma non fu individuata la camera delle uova.

✅Nel 2015 fu segnalato un nido sulla spiaggia della Giannella (Comune di Orbetello – GR), grazie all’avvistamento da parte di alcuni bagnanti di hatchlings sulla spiaggia. In quell’occasione il personale e la responsabile del Centro Tartanet dott. Chiara Caruso, con i referenti dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (d’ora in poi OTB) garantirono la sorveglianza del nido nei giorni successivi e furono presenti all’apertura ed alla ispezione della camera delle uova.

✅Nel 2016 vi è stata una segnalazione di una tartaruga sulla spiaggia a Marina di Capalbio risultata successivamente un falso nido. Nonostante ciò in quella occasione il personale del Centro Tartanet e dell’acquario di Talamone ha partecipato per l’Ente Parco alla sorveglianza attiva del presunto nido.

 ✅Nel 2017 è stata verificata una nidificazione a Marina di Campo (isola d’Elba – LI); tracce di tentativi di nidificazione sono stati individuati a Collelungo (nel Parco della Maremma – tratto ricadente nel Comune di Grosseto) e a Tirrenia (Comune di Pisa). In particolare la spiaggia di Collelungo la dott.sa Caruso ha effettuato personalmente l’ispezione della traccia per cercare la camera delle uova, riscontrando così che si era trattato di un falso nido.

✅Nel 2018 sono stati segnalati 4 nidi: 1 nido nella spiaggia di Rimigliano (Comune di San Vincenzo -LI), 2 nidi nella spiaggia di Santa Lucia (Comune di Rosignano – LI) e 1 nido sulla spiaggia di Straccoligno (Comune di Capoliveri – Isola d’Elba _LI). Anche in questi casi, il personale del Centro Tartanet ha partecipato al monitoraggio delle schiuse e all’apertura del nido.

✅Nel 2019 sono stati trovati altri 4 nidi: spiaggia delle Marze (Comune di Grosseto), Riva del Sole (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), spiaggia dello stabilimento balneare “Bagno Arturo” (Comune di Cecina – LI), spiaggia di Rimigliano (Comune di San Vincenzo – LI). A esclusione della nidificazione di Cecina il personale del Centro di Talamone ha dato la propria disponibilità per la turnazione del servizio di sorveglianza dei nidi, ha partecipato alle giornate di schiusa ed ha garantito la sorveglianza dei nidi stessi fino all’apertura per l’ispezione della camera delle uova.

✅ Nel 2020 sono stati segnalati 6 nidi: quattro in provincia di Grosseto e due in quella di Livorno: spiaggia di Riva del Sole (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), spiaggia di Roccamare (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), spiaggia di Rocchette (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), spiaggia della Giannella (Comune di Orbetello – Gr), spiaggia di Baratti (Comune di Piombino – Li), spiaggia di Santa Lucia (Comune di Castiglioncello – Li).

✅ Nel 2021 sono stati segnalati 7 nidi: tre in provincia di Grosseto e quattro in quella di Livorno: 1 nella spiaggia di Roccamare (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), 1 nella spiaggia Green Beach (Comune di Castiglione della Pescaia – GR), 1 nella spiaggia di Marina di Grosseto (Comune di Grosseto) 3 nella spiaggia di Santa Lucia (Comune di Castiglioncello – Li), 1 nella spiaggia di Morcone (Capoliveri, Isola d’Elba – Li).

✅ Nel 2022 sono stati rilevati 5 nidi complessivi: 3 Massa Carrara, 1 a Lucca e 1 sull’Isola d’Elba. I nidi ricadenti nella provincia di Massa Carrara sono stati gestiti dal WWF Regionale; quello all’Isola d’Elba da Legambiente nell’ambito del progetto autorizzato del Museo di Calci-Università di Pisa.

✅ Nel 2023 sono stati registrati 24 nidi: 9 sulle isole dell’Arcipelago (Elba e Giglio), 8 sulla costa litoranea tra Pisa, Livorno, Piombino e Grosseto e 7 sulla costa apuo-versiliese. Per la prima volta in Toscana una tartaruga è stata marcata con un tag satellitare dopo la nidificazione.

Monitoraggio dei nidi – localizzazione geografica, personale e mezzi utilizzati

L’attività di monitoraggio viene effettuata nei tratti di spiaggia ricadenti nel Parco Regionale della Maremma: da Principina a Mare alla foce del fiume Ombrone e da Marina d’Alberese a Cala Rossa.  In particolare da giugno e fino alla metà di settembre, l’Ente Parco Regionale della Maremma, garantisce giornalmente l’attività di monitoraggio delle spiagge dell’area protetta avvalendosi del personale del centro Tartanet, del supporto del servizio di vigilanza dell’Ente Parco e degli Amici del Parco che, ormai da qualche anno, effettuano il monitoraggio presso l’area protetta del Parco della Maremma nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre. I volontari partecipano preventivamente ad incontri formativi sulle principali tematiche ambientali e le attività del Parco, ed in particolare sulle tartarughe Caretta Caretta supportati dagli esperti del Centro Tartanet e del Parco medesimo.

Il controllo del suddetto tratto di spiaggia viene effettuato:

a piedi

con l’ausilio di un drone da personale autorizzato

con l’ausilio di un autoveicolo elettrico dai guardiaparco

Per le azioni di salvaguardia delle tartarughe marine e dei loro habitat di riproduzione, lungo la spiaggia ricadente all’interno del Parco della Maremma, è stata disposta opportuna cartellonistica indicante la possibilità di imbattersi nelle tracce lasciate dalle femmine di tartaruga marina in risalita per la deposizione delle uova e l’aspetto della traccia. Nei pannelli è indicato inoltre il numero di telefono della guardia costiera e del servizio di vigilanza da chiamare in caso di avvistamento.

Cartellonistica per comunicare le tracce di tartaruga marina

Con il contributo della Regione Toscana è stato realizzato un opuscolo informativo utile a volontari, guide, turisti, ecc. su come riconoscere i segni lasciati sulla sabbia dalle femmine di tartaruga marina per la deposizione delle uova. Scarica l’opuscolo completo, cliccando qui!

Protezione dei nidi

L’individuazione del nido e messa in sicurezza

Nel momento in cui viene rilevata la traccia lasciata da una tartaruga, viene studiata la larghezza e la tipologia per avere indicazioni sulla dimensione della femmina e sulla specie (verosimilmente Caretta caretta, attualmente unica specie che nidifica nelle coste tirreniche). Viene poi individuata la camera delle uova.

Si procede poi con la messa in sicurezza (da predazione e calpestamento) del nido delimitandone l’area con pali e rete interrata a circa 30 cm di profondità.

All’esterno dell’area si provvede ad installare l’adeguata cartellonistica per informare i fruitori della spiaggia di ciò che succede.

Lungo le spiagge del Parco della Maremma non vi sono fonti di inquinamento luminoso che, al momento della schiusa, passono disorientare i piccoli di tartaruga: non vi sono infatti stabilimenti balneari ed altre attività similari. Inoltre l’accesso nel Parco durante le ore notturne è vietato.

All’esterno della recinzione, più o meno alla profondità presunta del nido (circa 40 cm), viene scavata una buca per sistemare i data logger che rilevano in continuo la temperatura della sabbia. Per mezzo di questi dispositivi elettronici digitali vengono registrati i dati (temperatura – umidità) ad intervalli regolari.

La schiusa

La schiusa delle uova avviene di norma durante le ore notturne, nel momento in cui si verifica un’inversione di temperatura e la sabbia all’interno del nido è più calda di quella in superficie.

Per agevolare il percorso verso il mare dei nascituri e per evitare che si disperdano in varie direzioni, intorno al quarantaduesimo giorno si predispone una recinzione fatta con l’ombreggiante ed un doppio corridoio.

I dati della bibliografia internazionale indicano, infatti, un periodo di schiusa compreso tra un minimo di 6 settimane (42 giorni) ed un massimo di 13 settimane (91 giorni).

Dal momento in cui inizia il monitoraggio h24 i volontari, precedentemente formati sulle attività da svolgere in presenza del nido devono:

  • prendere nota delle temperature superficiali e profonde ogni ora, che saranno poi raffrontate con quelli del data logger;
  • dare immediato avviso delle modifiche che avvengono sulla camera delle uova, in particolare sulla formazione del “cratere”, avvallamento dovuto alla rottura dei gusci delle uova e al collasso della sabbia nella camera, che precede in genere di un giorno la fuoriuscita del primo hatchling;
  • seguire le operazioni di fuoriuscita senza intralciare il lavoro del personale autorizzato.

Nel momento in cui inizia la fuoriuscita, i tartarughini vengono contati e viene calcolato il tempo che impiegano per percorrere il corridoio fino all’ingresso in acqua. Durante queste operazioni è interdetto l’uso di flash e di luce bianca, mentre è consentita l’illuminazione con torce a luci di colore rosso o lampade schermate da filtri rossi che, in caso di disorientamento degli hatchlings, possono essere utilizzate come una guida .

L’operazione di scavo ed i rilievi

L’operazione di scavo si effettua sempre di sera perché c’è ancora la possibilità di trovare tartarughini vivi: si inizia lo scavo verificando ed annotando la profondità in cui sono state deposte le uova, indicate dal ritrovamento dei vari strati di gusci, la larghezza e la profondità finale della camera.

Durante questi rilievi si identificano:

  • i gusci rotti, la cui conta finale dovrebbe corrispondere con la conta degli hatchling usciti,
  • uova integre in buono stato o con segni di deterioramento (con o senza embrione),
  • eventuali “pipped”, cioè tartarughe parzialmente dentro il guscio,
  • tartarughini morti in fase di risalita o in fondo alla camera delle uova,
  • tartarughini vivi.

Ogni uovo integro viene numerato, segnata la profondità di rilevamento, pesato, misurato ed imbustato singolarmente, lo stesso vale per eventuali morti.

Il totale tra gusci rotti e uova integre darà il numero di uova totali deposte da cui, sapendo quanti animali hanno raggiunto il mare, è possibile stabilire il successo riproduttivo di quel nido.

I dati raccolti: come ottimizzare il loro utilizzo

I dati raccolti dallo studio dei nidi ed il materiale biologico post-schiusa sono messi a disposizione degli Istituti scientifici della Rete dell’Ossevatorio per la Biodiversità e sono utili a delineare un quadro più preciso delle nidificazioni avvenute in Toscana, così da definire uno “storico” utile alle deposizioni successive. Le nidificazioni avvenute nella nostra Regione, infatti, per range di temperature misurate, distanza dalla costa, differenti tipologie di spiagge, offrono uno scenario che si differenzia da quello di altre spiagge in Italia dove notoriamente avvengono le deposizioni di Caretta caretta. Pertanto l’esperienza acquisita e futura può essere utile per identificare specifiche linee guida al fine di massimizzare il successo di schiusa e di emersione delle singole nidiate.